Quali politiche pubbliche per un’economia solidale?
Riconoscimento giuridico e sostegno istituzionale all’ESS
Alcuni governi hanno scelto di sostenere incondizionatamente l’economia sociale e solidale riconoscendone il valore. In questi casi le misure adottate, che si tratti di leggi, di nuove istituzioni o di procedure di certificazione, sono iscritte in un quadro giuridico che ne assicura la perennità, al di là degli orientamenti politici di un governo e delle congiunture economiche. L’esistenza di strutture immutabili rende più semplice la collaborazione con i rappresentanti di governo e favorisce partnership costruttive tra vari settori dell’economia sociale e solidale.
Le città, attori del cambiamento
In termini di politiche pubbliche, la città è situata su una scala vicina ai bisogni degli abitanti. Giovani, anziani, persone lontane dal lavoro, servizi igienico-sanitari, gestione dei rifiuti, arredo urbano, pianificazione dello spazio pubblico, mobilità, energia, istruzione, salute, non mancano i temi. La città costituisce un ecosistema complesso (naturale, patrimonio, culturale, umano) che deve essere curato quotidianamente. In tutto il mondo, i governi locali e i comuni, spesso in consultazione con i rappresentanti della società civile, stanno rispondendo alle varie crisi sociali, economiche e/o ambientali che si verificano nei loro territori. La vicinanza con i governi locali, a seconda delle dimensioni delle città, può portare a creare stretti legami e a tenere conto della competenza dei suoi abitanti nell’uso della città, che poi diventano coproduttori di politiche pubbliche che li riguardano direttamente.
Coprodurre e concostruire le politiche pubbliche: il ruolo dell’ESS
Yves Vaillancourt (2014) chiarisce cosa indichino le nozioni di co-produzione e co-costruzione nelle politiche pubbliche. Ci si riferisce da un lato alla partecipazione degli attori della società civile e del mercato alla realizzazione delle politiche pubbliche (per esempio la gestione e la prestazione dei servizi), e d’altro lato alla partecipazione degli attori alla definizione e all’elaborazione di queste politiche (fissando per esempio i criteri orientativi e i principi fondatori delle politiche).
Politiche di integrazione socio-economica
Le imprese di economia sociale e solidale lavorano attivamente per garantire una più ampia partecipazione, economica e sociale, a quei gruppi e persone che, per ragioni diverse, hanno difficoltà ad accedere al mercato del lavoro, a beni e servizi prodotti dall’economia tradizionale. Invece di limitarsi ad aderire a programmi di sostegno al reddito, l’economia sociale e solidale si adopera per trovare i mezzi che permettano di accrescere l’autonomia delle popolazioni con cui lavora. Questo tipo di approccio suscita l’interesse dei governi che investono in programmi di sostegno e di integrazione socio-economica di alcune fasce della popolazione (giovani, portatori di handicap, immigrati, comunità autoctone). Questo fa sì che l’economia sociale e solidale sia, in alcuni paesi, parte integrante delle strategie di sviluppo del mercato del lavoro.
Politiche a favore di un settore economico
Esistono settori economici che aprono interessanti prospettive alle imprese di economia sociale e solidale. Spesso le imprese di economia sociale e solidale nascono per rispondere a bisogni che il mercato e i governi non soddisfano. Ma le imprese di economia sociale e solidale lavorano anche in settori lucrativi. Facendo ricorso alle risorse del mercato, al volontariato e a contributi pubblici, l’imprenditoria sociale e solidale contribuisce a strutturare alcune fette di mercato assicurandosi che questi mercati apportino anche un beneficio collettivo e senza trascurare la necessità di fornire prodotti e servizi adeguati ai bisogni. In questo senso essa svolge un ruolo decisivo. Le politiche volte a favorire la nascita e il rafforzamento di settori economici precisi (come l’ambiente, i servizi alla persona, l’edilizia abitativa, le nuove tecnologie, la comunicazione, il turismo, i servizi alimentari, la cultura, e molti altri) rappresentano quindi un importante strumento di sviluppo per l’economia sociale e solidale.
Politiche di sviluppo territoriale
Le imprese di economia sociale e solidale emergono da collettività mobilitate a favore dello sviluppo. Quando gli imprenditori privati abbandonano una regione o se ne disinteressano perché troppo lontana o priva di mercati appetibili, l’economia sociale e solidale appare la sola opzione valida per le collettività che si ritrovano marginalizzate. Alcuni governi per favorire lo sviluppo sociale, culturale e economico del territorio hanno lanciato iniziative volte a facilitare la creazione e la crescita di questo tipo di imprendioria, su scala comunale, regionale, nazionale o internazionale. In cambio le collettività locali possono contare su una politica pubblica per costituire reti, stabilire una pianificazione strategica e avviare progetti collettivi, tutti fattori essenziali di successo.
Politiche finanziarie a vantaggio dell’economia sociale e solidale.
Per le imprese di economia sociale e solidale, ottenere finanziamenti a condizioni accettabili e sufficienti a permetterne lo sviluppo rappresenta una delle sfide principali. I governi possono facilitare l’accesso di queste aziende al capitale riconoscendone il carattere particolare, assegnando loro risorse specifiche, contribuendo a fondi di investimento o creando strumenti finanziari a servizio delle imprese di economia sociale e solidale o di organizzazioni che le sostengano, adottando misure fiscali che servano da incentivo ai privati per investire in queste attività.
Misure generiche per favorire lo sviluppo dell’ESS
Come accade per le imprese private, le imprese di economia sociale e solidale hanno bisogno di accedere alla ricerca, allo sviluppo, a mercati che si confacciano alle loro attività e a risorse che le aiutino a sviluppare pratiche di gestione efficaci. I programmi e le politiche pensati per il settore privato hanno spesso bisogno di essere riadattati ai bisogni delle imprese sociali e solidali. Fornire appositi strumenti per rispondere ai bisogni delle imprese di economia sociale e solidale permette di offrire a tutte le imprese le stesse condizioni di partenza senza ignorare le caratteristiche di ciascuna organizzazione. Soprattutto si tratta di riconoscere il loro contributo al raggiungimento di obiettivi sociali, ambientali o culturali che altrimenti richiederrebbero investimenti maggiori da parte dei governi. Da questo punto di vista le politiche e i programmi a favore delle imprese di economia sociale e solidale non costituiscono una concorrenza sleale per il settore privato e lucrativo. Servono invece ad aiutare le imprese di economia sociale e solidale a diventare concorrenziali sul mercato senza comprometterne gli obiettivi sociali e ambientali. In molti casi in cui le imprese di economia sociale e solidale si sono ritagliate una fetta di mercato cominciando a fruttare, l’aiuto dei governi è diventato non necessario.