Ho sognato una banca. Dieci anni sulla strada di Banca Etica.
Fabio Salviato in collaborazione con Mauro Meggiolaro, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Italia, aprile 2010
La recensione
Nel libro di Fabio Salviato la storia delle reti e dei movimenti che hanno trasformato il sogno di una banca che promuove la pace, l’ambiente e la società civile in una realtà unica al mondo.
« Ho sognato una banca », in uscita dal 7 aprile in tutte le librerie, racconta la storia di Banca Etica: un’organizzazione finanziaria nata dal basso su iniziativa di movimenti pacifisti e ambientalisti, botteghe del commercio equo e solidale e di migliaia di cittadini attivi. A dieci anni dalla partenza, il presidente Fabio Salviato ne ripercorre le tappe principali con una narrazione in prima persona che attraversa trent’anni di attivismo sociale, dagli scontri del ‘77 all’occupazione della base americana di Comiso, dal messaggio rivoluzionario del commercio equo agli anni novanta, con il boom del terzo settore. Fino ai giorni nostri, quando il modello di Banca Etica è pronto per essere esportato in altri paesi europei.
Oltre a narrare le vicende e i personaggi principali legati alla nascita della banca, il libro si propone di raccontare una storia mai scritta: quella dei movimenti e delle reti cooperative che da decenni animano la coscienza critica dei cittadini europei. Lontani dai riflettori della politica-spettacolo e dai salotti buoni delle grandi famiglie dell’industria e della finanza, le cooperative, le associazioni e le organizzazioni non governative hanno saputo rispondere in modo creativo e partecipato ai bisogni di milioni di persone, creando opportunità di lavoro e integrazione per giovani emarginati, disabili, disoccupati dalle regioni più isolate e depresse fino alle periferie infinite delle grandi città contemporanee.
Il progetto di una nuova grande Banca Etica Europea, illustrato nella seconda parte, è accompagnato dalle voci di chi sta cercando di costruirla: i francesi della finanziaria La Nef, i baschi del Mondragon, ma anche i palestinesi del Parc, che lottano per la difesa delle proprie terre e i pionieri israeliani dei kibbutz.
« Ho sognato una banca » è un libro di sogni che si possono realizzare tutti i giorni attraverso la raccolta di risparmi e la concessione di crediti. Finanziamenti che rendono possibile la coltivazione dei terreni sottratti alla mafia, il recupero di aree naturali protette, la conversione biologica di fattorie abbandonate ma anche l’installazione di pannelli solari sul tetto di casa o la ristrutturazione di immobili con le tecniche della bioedilizia.
In un periodo di grave crisi economica e di sfiducia nel sistema bancario, la storia di Banca Etica vuole indicare una via d’uscita a partire dal basso, dal coinvolgimento di clienti, soci, cittadini, in un piano di sviluppo sociale che ha come motore il credito. Il libro ha lo scopo di risvegliare la creatività e la passione per il “fare”, per l’attivismo sociale, in un momento storico segnato dall’apatia e dal ripiegamento dei cittadini nella propria sfera privata. L’esperienza di Banca Etica e delle migliaia di persone che hanno contribuito a farla crescere sono la dimostrazione che, mettendosi in rete, si possono realizzare idee straordinarie e contribuire concretamente a rendere migliore il mondo in cui viviamo e in cui vivranno i nostri figli.
«Dalla prima all’ultima riga, questo libro è attraversato da una energia straordinaria. Da convinzioni robuste. E da una grande, grandissima serenità. A conferma che le buone pratiche, anche se sono impopolari e godono di cattiva stampa, nella realtà fanno bene a chi le coltiva. Perché nella vita – perfino in un ambiente competitivo e talora aggressivo come quello dell’economia e della finanza – non sempre vincono i cattivi». (Ilvo Diamanti, Prefazione)
«Il libro di Fabio Salviato tratta di argomenti economici e soprattutto finanziari, ma il suo autore non è economista di professione. Forse per questo riesce ad osservare la realtà del mondo bancario da un’angolatura particolare che gli consente di vedere cose che troppo spesso l’adesione acritica a certi paradigmi scientifici non consente di cogliere» (Stefano Zamagni, Postfazione)
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